San Giorgio di Mantova Fantasy 2012

Sabato 9 Giugno 2012 al San Giorgio di Mantova Fantasy Gianni Gavioli ha esordito come scrittore con la presentazione del suo romanzo “IL CRISTALLO ANIMA” La Via del Drago Volume 1 modulata dall’autrice Anna Giraldo. Il romanzo è disponibile nello store on line della casa editrice MJM Editore

http://www.mjmeditore.it/mjm-editore/novita/la-via-del-drago

oppure potete ordinarlo nelle librerie della vostra città.

La Saga di Johnny Willis, il portatore del Cristallo Anima

 

IL CRISTALLO ANIMA volume 1 “La via del Drago” di Gianni Gavioli

MJM Editore Srl
http://www.mjmeditore.com

Corre l’ anno 2065, il genere umano conta dieci miliardi di individui e il tasso di criminalità è alle stelle. Il sistema economico mondiale continua a subire catastrofici collassi e non regge  più. Solo le guerre danno alternative. L’ equilibrio tra il bene e il male è spezzato,  un demone antico si è impossessato della maggior parte delle anime degli uomini. Johnny Willis, un ragazzo di trent’ anni, si trova  in viaggio con due amici  nei parchi dell’ ovest degli Stati Uniti per girare dei documentari. Una notte  viene sorpreso da un temporale ed è costretto a rifugiarsi in una piccola grotta senza immaginare che da quel momento la sua vita cambierà.
“Che cosa faresti se fossi sicuro che la fine del mondo sta veramente arrivando? Che cosa penseresti se ti trovassi di fronte a un demone o se ti trasformassi addirittura  in un essere alieno? E se ti ritrovassi in una torre abitata da uno stregone del regno oscuro deciso a farti la pelle? Chiedo queste cose a te perché io, giunto a questo punto, ho pensato di impazzire,  ma poi ho capito che tutto questo era solo l’ inizio…”
                                                                                                                                                                          Johnny Willis

In queste pagine voglio mostrarvi alcuni dei luoghi in cui è ambientato il romanzo, sono località che ho visitato durante i viaggi avventura che saltuariamente  mi concedo in giro per il mondo.

Ho pensato di legare le immagini con alcuni brani tratti dal libro, per darvene un piccolo assaggio.

Gianni Gavioli

“Il 29 luglio i nostri amici si trovavano sulla SS 395 provenendo dalla Death Valley. Erano oltre il confine del Nevada, in California. La notte precedente si erano fermati a Beatty, un piccolo paese, anzi per meglio descriverlo diciamo che era un agglomerato di case che praticamente si estendeva lungo i margini di un incrocio. I tre amici si erano sistemati in un motel a due piani con un ampio portico sulla facciata. Dall’altro lato della strada c’era il Sourdough Saloon, l’unico bar di quella sperduta località. Il locale era interamente in legno, come del resto le poche case che delimitavano quella zona. Una tettoia ne copriva l’entrata.  Alcune grosse botti, fatte con assi ricurve e tenute da cerchi di ferro, botti di un tempo ormai remoto, stavano ai lati della veranda. Quel posto sembrava uscito da un vecchio film western.”

“Johnny aveva lasciato Walter e Max davanti al banco del saloon. Aveva deciso di fare due passi. Sul lato della strada  che proveniva da Est, il ragazzo vide un vecchio orologio fatto a forma di lampioncino. Il quadrante dell’ora era rotondo e aveva due scritte: Beatty, sulla parte superiore e “Est. 1904” su quella inferiore.
“ Questo orologio ha centosessanta anni,” pensò Johnny.
“Non sono nulla, i tuoi ricordi sono molto più antichi”, gli rispose una voce nella sua mente.
Il ragazzo rimase un attimo perplesso: quella voce si era manifestata nei suoi pensieri, come apparsa dal nulla.”

“Più avanti, sul lato sinistro della strada, c’era un pannello di legno, lungo circa una trentina di metri per tre di altezza. Vi era dipinto un gigantesco murales che ormai, col passare degli anni aveva iniziato a sbiadire.Era una raffigurazione della vecchia Beatty. Johnny si fermò a guardarla:
Le montagne all’orizzonte spiccavano su un magnifico cielo azzurro nel quale galleggiavano batuffoli di nubi bianche. Tra di esse volteggiava un aquila. In primo piano vi era raffigurata una vecchia stazione che doveva risalire ai primi anni del millenovecento. Sui binari c’ era una locomotiva a vapore, e le persone raffigurate vestivano con abiti dell’epoca. Vi erano anche alcuni muli che costeggiavano i binari della ferrovia, le cui rotaie si perdevano nell’orizzonte,  verso le montagne. Un piccolo uccello corridore stava tra i bassi cespugli d’erba. Era un bel murales e Johnny rimase alcuni minuti ad ammirarne i dettagli. Fece anche alcune riprese poi, improvvisamente, un’ allucinazione si manifestò dinnanzi ai suoi occhi. Johnny vide il disegno mutare: i colori si deformarono e poi si ricomposero disegnando un’ enorme costruzione, un antico ziggurat. Di nuovo la voce si fece sentire nella mente del ragazzo:
“Ka Dingir Ra, la porta degli Dei, dà Bab Ilani”
Johnny vide Babilonia, la Mesopotamia antica, Babele, Babil, Babel, l’antica città sacra, nel 2300 a.C. sul fiume Eufrate”.

“Proseguendo, sempre sul lato sinistro della strada, Johnny si trovò vicino a un vecchio stabile a due piani. Era una costruzione in legno, sulla cui facciata spiccava una veranda con la ringhiera e le colonne pitturate di bianco. Davanti, sul bordo della strada, era parcheggiato un camioncino vecchissimo sulla cui parte posteriore vi era un cassone fatto di assi. La stessa cabina di pilotaggio era interamente in legno, come del resto lo erano i cerchi ed i raggi delle ruote. La trazione era  a catena, che era collegata al motore da una corona posta sul  palo di trasmissione delle ruote posteriori. Sopra il portico, davanti all’ entrata dello stabile, c’ un cartello con scritto:

Antichità – Collezionabili”

“Il sito di Cliff Palace era veramente suggestivo. Era stato costruito dagli indiani in una gigantesca grotta sita sul fianco di un Canyon. Un enorme Canyon che spaccava in due l’altopiano della Mesa Verde. Queste gigantesche grotte erano celate alla superficie da un tetto di roccia su cui terminava la parte piatta dell’ altopiano, che finiva a picco sul canyon. Sotto questi precipizi, all’interno della grande conca di roccia, erano situati gli antichi pueblo”.

“Mentre Johnny si era addentrato tra le antiche mura in fondo al villaggio per percorrerne i viottoli deserti ed esplorarne le rovine, si accorse di aver dimenticato la VideOlogram in macchina nel parcheggio, cento metri sulla sua testa. Non aveva voglia di risalire il sentiero e pensò di andare da Max per farsi dare quella che l’amico teneva nello zaino. Il resto del gruppo era ancora sul sentiero esterno del pueblo intento ad ascoltare la guida.
La voce del ranger si fece sempre più fioca alle orecchie di Johnny mentre si addentrava nel fondo dell’enorme grotta. Uno strano odore di erbe aromatiche, che divenne sempre più intenso, iniziò a solleticare le narici del nostro amico che camminava tra le mura dell’antico villaggio. Si trovava tra alcune rovine a ridosso della parete rocciosa che delimitava il fondo della gigantesca grotta. La parete di roccia interrompeva il cammino”

.

“Lo sciamano parlava nell’antico dialetto Elati e Johnny capiva ogni sua parola:
“Lo spirito del Drago inizia il suo percorso sul pianeta Terra tramite le energie della “Ruota di Medicina”. Esso dovrà congiungersi al suo corpo che si trova in un altro piano dimensionale dell’esistenza. Il tempo della rinascita è giunto, le energie della luce e della tenebra devono ritrovare un equilibrio per permettere agli spiriti dei figli delle stelle di evolversi. Grandi eventi stanno per manifestarsi. Johnny. L’Orso ti protegge”.

“Quel tardo mattino di fine novembre del 2035, Robert stava passeggiando sul sentiero che costeggiava tutto il perimetro del lago di Braies: voleva distrarsi e rilassarsi. Era rimasto concentrato sul suo ultimo romanzo per diverse ore negli ultimi giorni e aveva bisogno di staccare un po’ per riposare la mente. Improvvisamente l’uomo sentì un vagito provenire dal canalone che risaliva la montagna sul lato ovest. Iniziò ad arrampicarsi tra i massi in direzione di quel suono. Sembrava il vagito di un neonato, e quando Robert lo raggiunse rimase stupito a quella vista: un bambino di pochi mesi, completamente nudo, si muoveva a carponi in mezzo alle rocce”.

“Robert prese in braccio il piccolo e dopo un attento esame si tranquillizzò, vedendo che  non aveva ferite o escoriazioni. L’avvolse nella giacca a vento e fu così che con stupore, si accorse che, nonostante facesse freddo, il bimbo era caldo. Allora era lì da poco! Quindi, chiunque fosse con lui doveva trovarsi ancora vicino. Questa conclusione fece scattare Robert che improvvisamente si mise a urlare ad alta voce:
“C’è qualcunooo, dove siete?… Se non riuscite a muovervi fatemi un verso così vi posso trovare!”.  Poi rimase per alcuni attimi in silenzio, tornò a chiamare a squarciagola  più volte ma non arrivò nessuna risposta. Robert allora si mise a cercare nei dintorni per vedere se vi fossero tracce dove aveva trovato il bambino, ma il perimetro circostante era tutta roccia e, continuando a chiamare ad alta voce, esplorò a monte del piccolo canalone senza tuttavia trovare nulla che potesse segnalare la presenza di qualcuno”.

“La foresta di abeti e sequoie sembrava emanare un energia propria e nello stesso tempo trasmetteva un benefico senso di pace. In quel silenzio Johnny si sentiva ipersensibile: tutti i suoi  sensi coglievano ogni movimento, ogni fragranza e ogni colore attorno a lui. La nebbia, portata dalla condensa delle acque del Pacifico, si fondeva con la fitta vegetazione di felci, muschi e rampicanti che circondavano Johnny, rendendo il paesaggio evanescente, come se fosse un miraggio. Il nostro amico aveva portato con sé il cristallo. Una voce nella sua mente lo stava guidando nella foresta. Dopo aver lasciato il sentiero ed aver camminato per circa un’ ora  Johnny era giunto davanti ad una sequoia enorme. Il ragazzo si fermò e rimase immobile davanti alla pianta maestosa. Aveva il cristallo di quarzo, che aveva estratto dallo zaino senza neppure accorgersene, stretto tra le mani. Improvvisamente iniziò a pronunciare parole in una strana lingua, parole del popolo Elati. Gli occhi azzurri di Johnny stavano cambiando. Davanti a lui, la grande sequoia prese vita: le enormi radici della pianta si aprirono, come le gambe di una donna durante un parto, piegandosi sui lati e rivelando una piccola caverna di legno all’interno del fusto enorme.
Gli occhi di Johnny erano diventati gialli, un giallo luminescente. Il ragazzo entrò nella cavità, e giunto al centro di quella piccola caverna all’ interno della sequoia, si mise a sedere. Il cristallo che teneva tra le mani iniziò a brillare di un intensa luce azzurra. Le radici dell’enorme sequoia si richiusero celando la grotta in cui stava il Portatore del Cristallo, Johnny Willis”.

“Il sette agosto, i tre amici si trovavano sul confine con l’Oregon, sulla costa del Pacifico. Stavano visitando il Redwood National Park, nel nord della California. La Natura era veramente rigogliosa in quelle foreste, se ci si addentrava all’interno si aveva la sensazione di finire in una specie di macchina del tempo: era come comparire nel Jurassico. Enormi sequoie rosse sormontavano una foresta di grandi abeti che al confronto sembravano fare da sottobosco a quelle piante millenarie. Tutt’ attorno una folta vegetazione di felci ricopriva il terreno che era cosparso di tronchi giganteschi caduti nel corso dei secoli. Un soffice manto di muschio ricopriva le piante e le loro radici, rivestiva  le rocce ed i fusti stesi a terra. Dal folto delle chiome della foresta filtravano i raggi del sole: formavano coni di luce che si facevano strada trafiggendo la nebbia che ricopriva la vegetazione circostante. Le correnti umide dell’oceano spingevano una fitta massa di umidità a ridosso delle foreste di sequoie che crescevano su tutta la costa a nord della California. Era veramente uno spettacolo entusiasmante”.

“I tre amici si trovavano in America per visitare gli ultimi luoghi dove le piante e gli animali si presumeva non fossero della stessa matrice, ma ancora frutto di Madre Natura. I grandi parchi del Nord America erano rimasti com’erano un tempo e per fortuna, alcuni anni prima, c’ erano stati  presidenti che avevano riconosciuto l’importanza della salvaguardia dell’ambiente e degli animali. Il risultato era che ora in quel continente si trovavano ancora immense aree verdi ricche di fauna.  Europa, Cina, India, Africa e Sud America stavano diventando cumuli di città e deserti a causa dell’inteso sfruttamento delle risorse e dello sconsiderato aumento delle popolazioni.
Johnny, Walter e Max erano italiani, anche se ormai non esistevano più nazionalità distinte, bensì un misto di varie etnie. La rivincita delle popolazioni del terzo mondo era avvenuta agli inizi del millennio attraverso l’immigrazione. Gli europei e la loro stirpe americana stavano scomparendo. Indiani e cinesi rappresentavano metà della popolazione mondiale, seguiti dalle rimanenti popolazioni asiatiche. La maggior parte dell’umanità era meticcia, ma ai posti di potere sedeva ancora la vecchia guardia, gli eredi degli antichi coloni che razziarono le ricchezze dei paesi sottosviluppati e coloro che presero il potere nei periodi bui delle inquisizioni”.

“Aprendo gli occhi Johnny vide davanti a sé la sagoma di un orso e stava già per urlare quando si accorse che in realtà era un uomo, seduto davanti a lui con un copricapo ricavato da una testa di grizzly e un mantello ricavato dalla pelliccia dello stesso animale.
Era un indiano, un vecchio sciamano che portava le insegne del popolo dei Cherockee:

“Gli Ani Yunwia: Il Popolo Capo”

Il vecchio era chino in avanti con le gambe incrociate e il viso coperto fino al naso dalle fauci del suo copricapo di testa d’orso. Nella mano sinistra teneva un “sacchetto della medicina”.
Un canto proveniva dalle labbra dello sciamano, un canto in lingua Elati:

“Il linguaggio delle stelle”.

“Nel momento in cui alzò lo sguardo Johnny rimase ammutolito.
Quella ragazza era stupenda.  
Occhi verde smeraldo lo fissarono,  mentre un sorriso incantevole si era formato sul viso da favola che stava dinnanzi a lui: “Ciao, sono Lois Stancy e vengo da Los Angeles”
Per un istante fu come se l’aria fosse piena di fuoco. Lois allungò la mano per presentarsi e nel momento in cui Johnny gliela strinse sentì una piacevole scossa. “Ciao, sono Johnny Willis, e vengo da Nuova Milano, dall’Italia”. Rispose il ragazzo che a malapena riusciva a controllare la forte emozione che sentiva crescere dentro di sé.
“Suona strano, Willis intendo. Non è un cognome Italiano,” gli disse la ragazza.
“Mio padre è di Los Angeles e mia madre del nord Italia” rispose Johnny”.

“Nelle acque agitate del mare di sud-est, a poche centinaia di metri dal grande cubo nero che stava sospeso nell’aria, vi era un ragazzo dalle sembianze umane. Aveva la pelle blu e gli occhi gialli. Stava guardando i lampi che provenivano dalla torre Ovest  e si trovava sul ponte della sua barca a vela, una barca da pescatore.
Era un Sakariano.
Il pianeta Sakar era il quarto corpo celeste appartenente ad un sistema solare orbitante attorno ad una stella azzurra gigante. Un sistema composto da sette pianeti popolati da entità reincarnate. Erano le entità di luce,  le anime che  provenivano dalla dimensione del pianeta Terra. Sakar era  un pianeta verde. La vegetazione si estendeva su tutta la  superficie emersa e la conformazione dei suoi continenti era  alquanto particolare: un anello di terre emerse girava completamente attorno al globo da ovest a est ed un altro anello di terra da nord a sud. Queste larghe strisce di terra, perlopiù vaste catene montuose, univano quattro enormi continenti che si trovano nei quattro poli del pianeta. Nord, Est, Ovest e Sud. Quattro oceani bagnavano i continenti e diverse isole emergevano da quelle splendide acque cristalline. Tre lune azzurre orbitavano attorno a Sakar, tre enormi globi che sembravano di cristallo. Una vegetazione  bizzarra, difficile da descrivere, ricopriva  tutte le terre emerse. Piante e cespugli dalle foglie e le forme più incredibili si estendevano in ogni direzione fermandosi solo a ridosso di immense e scintillanti montagne di granito ricche di venature marmoree. I Ka- Sakar,  ovvero gli “Uomini del Drago”, erano  gli abitanti di Sakar e vivevano  in villaggi ai margini delle foreste, lungo i fiumi e sulle coste di tutto il pianeta. La scienza e la conoscenza erano  il principio fondamentale del sistema sociale di Sakar. Il cuore di questa società risiedeva  nei templi dei quattro continenti. I quattro templi dei draghi ove scienza e misticismo operavano in perfetta armonia. Sakar era  il pianeta guida della Terra e si trovava in una dimensione parallela al nostro sistema solare”.

La saga di Johnny Willis, il portatore del Cristallo Anima è un viaggio agli albori dei tempi, in cui il futuro e il passato si fondono sullo stesso piano dando origine ad un nuovo presente, ad una nuova era, nella quale l’ umanità deve acquisire una consapevolezza più spirituale se non vuole essere soppressa dalla materia e dal suo stesso egoismo.

Questo romanzo mi è stato ispirato leggendo la saga completa de  “La Torre Nera”, scritta da uno degli autori che ammiro di più: Sthephen King.

Gianni Gavioli

Autore